L'Associazione

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     L'Associazione "Luca per non perdersi nel tempo" nasce dal desiderio di Luca, ancora in vita, di dedicare, una volta guarito, ogni sua forza e risorsa alla ricerca per debellare le malattie ematologiche.

     Luca ci lascia il 29-11-2011.

     Il 17 aprile 2013 i suoi genitori, Piera e Lorenzo Bassi, creano un'associazione, esattamente con il nome "Luca per non perdersi nel tempo", come da lui indicato e con le finalità di raccogliere fondi per la ricerca su linfomi, mielomi e leucemie. Quanto raccolto viene destinato a PaviAIL, Onlus sezione autonoma della provincia di Pavia dell'AIL nazionale.

     Un grazie particolare al dr.Bonfichi, al dr.Brusamolino e a tutto il personale medico infermieristico e non della Clinica Ematologica del Policlinico S.Matteo di Pavia.

     Un grazie all’amico dr. Alfredo Marinetti, all’amico dr. Maurizio Rebagliati , al dr. Vittorio Marenzi e all’amico fratello dr. Valter Furlano .

     Nel nostro cuore e nel cuore di Luca la prof.ssa Eugenia Marchesi .



     Tutti coloro che condividono lo spirito e gli ideali proposti dall'associazione "Luca per non perdersi nel tempo" possono divenire soci. La qualità di socio si acquisisce con il versamento all'associazione della quota annuale di € 30,00 (trenta).

     Per richiedere l'iscrizione trovate i riferimenti nella sezione "Contatti"

 

 

Un sentito ringraziamento a tutti coloro che, per non perdersi nel tempo, hanno ripreso immagini e video delle attività associative e le hanno messe a disposizione per realizzare questo sito.

Luca

 

 

 

 

     Luca nasce il 17 novembre del 1979 a Pavia.

     Ho trascorso nove mesi a letto per poterlo stringere fra le braccia. Abbiamo già perso un altro figlio vissuto solo un mese, per cui la felicità che proviamo è immensa.La prima sera che trascorre a casa sua,all'arrivo dall'ospedale, nevica: c'è un silenzio e una pace che ti riempiono il cuore più di mille rumori,siamo una coppia giovane ed il mondo e la vita ci appartengono. Non potremmo desiderare di più.

     Luca è bellissimo, come tutti i bambini, cresce, gli anni passano ed è un bimbo sempre allegro, con un sorriso che gli illumina il viso continuamente, monello, scavezzacollo, perennemente intento a combinarne qualcuna, sempre rotto e ingessato da qualche parte. E’ estremamente estroverso, un comunicatore ed un oratore formidabile, riesce ad incantare ed a conquistare chiunque; non ha paura di nulla, neanche del male che sa guardare in faccia e sopportare stoicamente, è spericolato, si lancia in mille scherzi ed avventure; è, come lo chiamava il suo pediatra, un “martello pneumatico”: quando vuole una cosa riesce sempre ad ottenerla facendoti capitolare per sfinimento.

     La sua attitudine a voler rendere felici tutti è chiara fin da piccolissimo, le sue prime parole sono “MAPA” per riempire di gioia e non deludere né suo padre né sua madre. E’ leale, capace di grandi amicizie, scrive a quindici anni “l’amicizia che ci lega è come scalare una montagna, il cammino è lungo e faticoso, ma una volta in cima la sensazione che si prova è meravigliosa ed unica”.

     E’ il difensore di chiunque si trovi in difficoltà, amiche, amici e sconosciuti, anche rischiando spesso nel personale. E’ di una generosità totale, al punto da spendere, una volta, da ragazzino, tutti i suoi risparmi per fare il regalo a una bimba che una sua insegnante aveva adottato. Nel periodo che va dall’asilo alle scuole medie i suoi più cari amici sono Alessandro, Chiara, Simone, Andrea, Marco, Filippo, Silvia e Alberto; dalla quarta ginnasio in poi lega un’amicizia veramente fraterna con Giuseppe, Alberto e Richi.

     L’amica però di tutta la vita, la persona a lui più cara in assoluto è sempre stata Alessia. Alessia, Giuseppe, Alberto, Richi, Alessandra e Melissa e tutti gli amici, che comunque lo hanno amato, gli staranno accanto sino alla fine.

     Adora la vita libera in campagna, ama scorrazzare per i campi e ci costringe quasi a prendere la decisione di abbandonare la città di Voghera, dove abitiamo, per venire a vivere a Torrazza Coste, un ridente paesino in mezzo al verde. Luca è felice di questa scelta ed il suo primo compagno di giochi è Massimo, un amico che tuttora con Giulia ed altri amici ci sta accanto in tutti i modi.

     Ama scrivere poesie, a scuola alterna momenti di rendimento eccellenti a momenti di mediocrità, perché non è il ragazzo fatto per gli schemi, ama spaziare, andare oltre, non sa limitarsi a ciò a che gli viene chiesto di studiare, lui è curioso, allarga gli orizzonti, sogna, si aggancia a ciò che lo stimola di più, parte per la tangente e non si ferma al programmino che l’insegnante chiede. Tutto questo spesso gli crea problemi perché è difficile a scuola saper accettare gli spiriti liberi come lui.

     Legge di tutto, ama il teatro, recita magnificamente ed una volta, in Germania, manda in visibilio la platea per una sua “performance” (sempre appunto non seguendo il copione) ed alla fine dello spettacolo, la commissione inglese di teatro presente gli chiede di trasferirsi a Londra per frequentare l’accademia teatrale del posto. Ha il dono di saper imitare chiunque alla perfezione: nei gesti, nelle parole, nell’incedere e nell’espressione, ed in maniera veramente esilarante, anche dopo averli visti una sola volta.

     Studia psicologia a Padova e lì incontra il proprietario della più antica pellicceria del posto e con lui, all’epoca uomo di 77 anni, nasce un’amicizia grandissima. Luca diventerà, come diceva questo signore, il miglior venditore di pellicce che lui avesse mai avuto, il più fidato dei suoi amici: Luca starà accanto a questo grande uomo sino a quando lo accompagnerà nel momento della sepoltura a Padova. Consegue la laurea triennale in psicologia con una tesi che intitola “HIKIKOMORI PATOLOGIA PSICHIATRICA O ASCESI EREMITICA? POSSIBILI INTERVENTI”. La sua è una tesi presentata per la prima volta in Italia su una patologia allora ancora sconosciuta quasi del tutto nel nostro paese.

     Il suo professore di tesi è un insegnante (allora vicepreside della facoltà) che Luca descrive come molto severo, onesto, lavoratore, senza nessun fronzolo, precisissimo, ma lui è attratto da questo uomo che rispetta in maniera incredibile; scopriremo quanto fosse vero ciò che Luca aveva intuito di questo professore quando, nel momento della malattia, darà una delle gioie più grandi a Luca venendo due volte da Padova a trovarlo in ematologia a Pavia. Va a convivere con Michela, la sua compagna, decide di proseguire gli studi lavorando, anche perché ritiene che per essere un bravo psicologo occorre soprattutto avere grande esperienza sul campo.

     Si trasferisce quindi a Varzi, altro paese che, unitamente a Cella di Varzi (paese natale della sua compagna), lui ama incondizionatamente. Trova in affitto una villetta che entrerà letteralmente nel suo cuore: la sente veramente in pieno come la “sua” casa, ne è orgogliosissimo, la vivrà con una passione totale ed il suo più grande desiderio sino alla fine sarà quello di rivedere la “sua” casa ed il “suo” cane Aslan. Stringe con i proprietari di questa casa un’amicizia vera e profonda e diventeranno per lui, Giorgia e Roberto, quasi dei genitori adottivi che lo seguiranno e sosterranno durante gli interminabili giorni trascorsi a letto senza poter uscire.

     Lavora in diverse realtà operative nel sociale, occupandosi nell’ultimo periodo di bambini e ragazzi autistici. Termina il suo ciclo di studi, ma non riuscirà a discutere la tesi per ottenere la laurea specialistica poiché nel marzo del 2011 gli viene diagnosticato un Linfoma non-Hodgkin a grandi cellule di tipo B.

     Da guerriero com’è, dopo il primo momento di rabbia-rifiuto-disperazione decide di iniziare la lotta. Parla alle flebo delle chemio che gli vengono fatte dicendo al medicinale ”senti, tu fai il tuo dovere che io faccio il mio”. Viene curato prima in day hospital all’ematologia di Pavia e subito diventa il beniamino di dottoresse e infermiere; è amico di tutti gli altri pazienti in cura, che continuamente chiedono “ma non c’è Luca?”, perché lui riesce a sdrammatizzare le terapie e fa ridere tutti con battute di ogni genere, continuando a parlare di mangiare, di salami, di pancette e di altro, da buona forchetta e ottimo cuoco come è sempre stato.

     La malattia purtroppo non gli dà tregua e peggiora, dopo innumerevoli ricoveri e periodi pesantissimi trascorsi fuori dall’ospedale, all’inizio di settembre ritorna come degente in ematologia a Pavia e lì resterà senza più tornare a casa per circa novanta giorni.

     E’ martoriato, torturato, deve rimanere per tutto il periodo di degenza in un letto senza mai potersi neanche girare per varie complicanze che subentrano. I medici tentano l’impossibile e lui continua a lottare, ridere, scherzare con tutti, pensando sempre alla pizza e a tutto ciò che di sfizioso può mangiare, lega amicizia con ogni ricoverato, con alcuni in maniera veramente profonda e non cede un attimo allo sconforto. Un amico sacerdote, don Giuseppe, che lo segue con grande affetto standogli accanto ogni giorno, dice di lui “è una forza della natura”.

     Io rimango per tutta la degenza accanto a lui ogni notte, aiutata da Michela, da mio marito, dalle mie sorelle, dai miei cognati, dai miei nipoti e dai tanti amici e parenti che ci sostengono, da Tonino, Simone, Paola, dai genitori di Michela, dai suoi parenti e dagli amici di Cella di Varzi, dai suoi padrini Lino e Battistina, da tutti gli amici della comunità del Carmine di Voghera, da Mirella, Chicca, Jenni, suor Mirella, Sabina, Walter, Manuela, Ylenia, Andrea, Serenella, Cristina, Luisa, Carla, Franco, Daniela, Elisa, Stefano, Ezio, Giovanni, Elena, don Piero e da un’enormità di persone conosciute e sconosciute che quasi per un evento miracoloso pregano e vivono la lotta di Luca con una partecipazione impressionante. Basti pensare che persino in Libano ci sono gruppi di persone che pregano per lui. Luca, da buon psicologo, capisce che per riuscire a reggere mantenendo la serenità, deve crearsi dei sogni da inseguire che gli permettano di vivere ed occupare la mente, senza mai cedere al dolore, alla sofferenza ed al tempo che non scorre mai.

     Lui dice “il mio obiettivo è di vivere cinque minuti per cinque minuti, cammino con la morte a fianco, ma io lotto, io ce la faccio”. Sceglie un sogno che, date le sue condizioni economiche, non ha mai potuto realizzare e lo fa suo. Sogna una moto BMW ed un Pajero. Passa le giornate a leggere, informarsi, documentarsi su tutto ciò che riguarda prezzi, accessori, modelli, optional, prestazioni, consumi ed altro inerenti la realizzazione del suo obiettivo.

     Sa sdrammatizzare tutto, al punto che una notte, al culmine di una crisi durante la quale temiamo di perderlo definitivamente, sentiamo una voce fievolissima che dice “e no, proprio adesso che ho convinto i miei genitori a prendermi la moto, non posso morire”. Tutti, compreso il suo vicino di letto, angosciato come noi, scoppiamo a ridere per la comicità che comunica la voce di Luca e la voglia di vivere che esplode da ogni parte. Siamo in un ospedale, ma lui riesce a farci fare risate in continuazione in mille momenti ed in mille situazioni che è quasi impossibile raccontare; noi siamo forti della sua forza, non è stato merito nostro l’essere coraggiosi, ma è tutto legato al modo come lui ha giocato, convissuto, imparato, combattuto e duellato con il suo linfoma, con eroismo, umorismo e accettazione.

     Gli ultimi giorni della sua vita all’infermiera che lo medica ed inavvertitamente lo sfiora, lui, martoriato dal male, sorride e dice “Adele, che pelle liscia che hai!”. Ad un altro amico sacerdote che viene a trovarlo e che pensa di trovarsi di fronte ad un ragazzo distrutto e amareggiato per tutto ciò che non può più avere, lui dice: “A me, Giacomo, non mancano le grandi cose, a me manca il profumo di un fiore, la carezza del vento, il panino di Manolo…” il sacerdote quando lo lascia dice a tutti: “Mi ha dato una lezione di vita, perché io, come tanti, passo accanto ad un fiore e non mi accorgo più del suo profumo, il vento a volte mi infastidisce, non so più gustare il sapore di un semplice panino col salame e rincorro sempre il tanto senza più gioire delle cose piccole che riempiono il cuore”.

     I medici dicono di Luca “è un ragazzo straordinario” chiunque dopo essere per tanto tempo rinchiuso in un ospedale si incattivisce, si abbrutisce, lui ogni giorno alla nostra domanda “Luca come va?” risponde “professore, abbastanza bene, direi che c’è di peggio, spesso sono anche felice, mi sento coperto da un manto d’amore”. Io, quando penso a Luca ed alla sua voce, ricordo solo una risposta, qualsiasi problema o dolore, o difficoltà ci fosse in quel momento nella sua vita: “Come va Luca?”, “Tutto bene mamma”. Il suo sorriso ha illuminato tutto e tutti fino alla fine.

     Due sere prima di mancare, ancora cerca di mangiare tagliandosi un Cordon bleu da solo, tremando e faticando, sono occorse tre ore per riuscire in questo intento ed a me che cercavo di aiutarlo, allontanandomi dice “mamma, sono arrivato in un momento della mia vita in cui tutto va fatto con molta calma”. Riesce così a darmi una lezione grandissima di dignità e accettazione della propria condizione, con forza, determinazione ed eroismo, senza cedimenti alla tristezza o all’autocommiserazione.

     Luca suonava il pianoforte ed amava moltissimo la musica classica, Chopin in modo particolare, e la sera prima di morire lo sento nel suo letto di dolore che canta sereno il Notturno di Chopin n.2. Luca muore il 29 novembre 2011 alle 9,20 del mattino, ha 32 anni.

     Accanto al suo letto ci siamo tutti e chi non c’è fisicamente c’è con il cuore, nessuno è riuscito a staccarsi da lui e nessuno riesce a farlo tuttora. La malattia ha vinto e spezzato il suo corpo, ma niente ha potuto vincere il suo spirito indomito, la sua forza e la sua voglia di vivere: LUI HA VINTO. LUCA E’ MORTO SORRIDENDO."


Ovunque andrai, ovunque sarai,
io starò sempre con te,
morderò il ventoso cielo,
offuscato dalle nere nubi,
consumerò le suole del cuore,
ma saremo sempre insieme, ovunque.

Luca, Settembre 1995
( 16 anni )

Motivazioni

     Siamo in Ematologia a Pavia, la camera è la n. 18. Una mattina buia ed uggiosa, Luca mi chiede la cena anziché la colazione. Io rispondo (con tanta angoscia, perché penso che la situazione vada degenerando): “Luca, adesso è ora di colazione, non di cena”. Lui rimane un attimo perplesso e poi mi chiede di spegnere la luce. Si gira con una fatica folle verso la finestra, vede il tempo buio e dice: “ Allora ci sta che io possa essermi confuso tra mattina e sera”.

     Arriva più tardi un’amica medico che è anche docente universitaria a Pavia e Luca le dice: “ Sai, Jenny, quando sarò guarito voglio senz’altro realizzare tre desideri: per primo faremo una lezione universitaria insieme”. Lei risponde: “ Va bene, Luca, su che cosa?” E lui: “ Sulla psicologia dei malati in lungodegenza in questo reparto. Come seconda cosa voglio fare delle offerte all’Ematologia di Pavia per la ricerca, ma proprio a questa Ematologia di Pavia ; come terza cosa desidero realizzare degli orologi da polso da regalare a tutti i pazienti che vengono ricoverati in questo reparto con scritto “ DA LUCA PER NON PERDERSI NEL TEMPO”, perché quando sei ricoverato qui a lungo, dopo un po’ tu non capisci neanche più se è mattina o sera, non ti rendi più conto e non ti interessa più nulla del susseguirsi dei giorni ed invece non bisogna mai “perdersi nel tempo”. Occorre lottare minuto per minuto, devi guardare l’ora, fare progetti, voler vivere, fare programmi per il tuo futuro e questo devi farlo sia quando sei malato che quando stai bene. Il tempo deve essere la cosa più preziosa che hai, non va sprecato mai in nessun momento”…..

     Abbiamo quindi realizzato e, con varie iniziative stiamo proseguendo, due di questi desideri, perché “la conferenza “ Luca non è riuscito a tenerla. Abbiamo donato cento orologi all’ Ematologia di Pavia da distribuire ai pazienti e continueremo tutti gli anni a donarli. Diverse persone hanno poi voluto questi orologi e hanno fatto offerte, Queste offerte hanno contribuito a realizzare il terzo desiderio di Luca, unitamente ad una lunga serie di eventi ( cene, spettacoli teatrali, concerti ) con la partecipazione di artisti che collaborano gratuitamente. Tutte le offerte sono devolute a PaviAIL per la ricerca su linfomi, mielomi, e leucemie.

Camera 18

 

     C'è sempre un inizio nella vita, anzi la vita è fatta di tanti inizi e non esiste la parola fine. Il più importane inizio della mia vita? Camera 18, reparto di Ematologia del Policlinico San Matteo di Pavia.

 

 

     Il libro, nato per sostenere la ricerca contro le leucemie, racconta la malattia e alcuni episodi di vita di Luca Bassi, giovane psicologo di Torrazza Coste (Pv) affetto da linfoma, che ha lasciato un’inconfondibile traccia di vitalità interpretando l’esistenza con serietà e leggerezza, impegno non disgiunto da freschezza e ironia. Personalità godibile e composita, la sua.

     Il racconto è di mamma Piera – tanto ispirata dal figlio da scrivere di getto e quasi sotto dettatura – ma anche del “mitico” papà Lorenzo e dei tanti familiari e amici che offrono la loro coinvolgente testimonianza, corredata da significative immagini.

     Sono l’anima dell’associazione “Luca per non perdersi nel tempo”, che oggi custodisce la memoria di Luca e promuove svariate attività in favore di PaviAIL, la sezione pavese dell’Associazione Italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma.

     Incentivare la ricerca scientifica è fondamentale, se appena si considera che, grazie a essa, i linfomi di Hodgkin e non-Hodgkin hanno alte probabilità di cura, come spiega il prof. Paolo Bernasconi, lo stesso che ha accompagnato Luca durante la degenza presso la camera 18 del reparto di Ematologia del Policlinico San Matteo in Pavia. In quel contesto, Luca ha segnato in modo indelebile la sensibilità umana di quanti hanno voluto e potuto incontrarlo.

     Piera Radicello è la madre di Luca Bassi. Le attività dell’associazione “Luca per non perdersi nel tempo” sono documentate su questo sito.

     I proventi della pubblicazione saranno devoluti a favore di PaviAIL Onlus.

 

Il libro "Camera 18" è pubblicato da:

ED INSIEME
Viale dei Garofani, 33D
70038 Terlizzi BA
Per ordinazioni contattare il numero
080 35 11 540
Cell. 347 31 58 001 (aziendale)

oppure +39 339 65 81 256

Dieci anni

 

     Sono dieci anni che Luca se ne é andato, ma ci ha lasciato un insegnamento fandamentale: nella vita si può provare ad essere felici anche nella sofferenza, per questo abbiamo dato vita all’Associazione che porta il suo nome e da lui voluta per portare avanti il suo sorriso e la sua voglia di aiutare il prossimo.

     Non potevamo disperdere tutto questo chiudendoci nel dolore e grazie all’aiuto di tantissimi amici ci stiamo riuscendo.

     Grazie a tutti da parte di Luca e teniamo sempre presente tre sentimenti che ci devono essere da guida nella vita:

SOLIDARIETA’, DISPONIBILITA’ e CONDIVISIONE.

RINGRAZlO DIO PER AVERCI DATO LUCA E TANTI AMICI COME VOI.

 

Papà Lorenzo

Contatti

Il vino di Luca

 

Per le etichette
si ringrazia l'architetto
Ferdinando Casati

 

     Le cantine Torrevilla di Torrazza Coste e Codevilla si sono impegnate nella distribuzione di due tipi di vino ( un Bonarda ed uno Spumante ) con l'etichetta "Luca per non perdersi nel tempo".

     Le bottiglie possono essere acquistate e spedite dalla cantina Torrrevilla, al costo di € 5,50 cadauna; per ogni bottiglia venduta la cantina destinerà la somma di € 1 a PaviAIL.

     Per quanto riguarda le confezioni regalo gli astucci da una bottiglia costano €1, i sacchetti rossi €1,80 l'uno, le valigette per due bottiglie € 1,50, quelle da tre bottiglie € 1,80 e quelle da sei € 2,00.

     Chi acquista 6 bottiglie avrà un cartone normale compreso nel prezzo. Questi prezzi tengono conto del rincaro generale che ha colpito tutte le merci.

Il Natale solidale della Cantina Sociale Torrevilla

Cantine Torrevilla tel. 0383 77 003

 

 

 

Il sorRiso di Luca

Il prezzo è di 4€ a confezione

 

Il riso di Luca

 

 

 

 

 

   Ognuno di voi, potrà accendere il suo punto luce dove vorrà. In chiesa, parlandone al proprio sacerdote, presso una associazione che gli è cara, prima di tutto, però, è importante che lo accendiate nel vostro cuore.

   Quando andiamo al cimitero da Luca, vediamo tombe con decine di ceri accesi, ecco, noi sappiamo per certo, che a Luca non interessa un cero acceso, non gli serve.

   A lui interessa aver acceso una luce nel cuore mio e di papà Lorenzo, questo è il suo respiro che continua, questo fa sì che la sua, sia stata

“una vita compiuta”.

   Ci sono tante povertà oggi, quindi non Iimitiamoci a rispondere solo quando c’è la colletta alimentare o il banco alimentare.

   Cambiamo il nostro modo di pensare e, quando sentiamo il bisogno di accendere ceri ai nostri cari, trasformiamo i nostri ceri in punti luce vivi e pulsanti, offrendo cosi, il più spesso possibile, un qualsiasi genere alimentare, anohe il più piccolo, a chi si occupa di aiuti alle famiglie bisognose.

Grazie.

 

 

 

Il sapone di Luca




+39 339 65 81 256